Emergenza fiumi a Modena / Notizia

Giovedì 6 novembre 2003 - Il Resto del Carlino

MODENA (2 nov. 2003) - Intensa giornata per la piena seguita alle forti precipitazioni in appennino. Ecco un riepilogo di quanto è accaduto.

Cacciatori intrappolati dalla piena del Secchia: li salva l'elicottero

Un salvataggio in extremis, come quelli che si vedono in tv, ma con due vite in ballo, l'ansia reale di amici e parenti, la preoccupazione tangibile dei soccorritori, alle prese con tentativi inutili fino al quello decisivo. E' accaduto ieri mattina sulla sponda del Secchia, nei pressi di Magreta, dove si estende l'oasi naturale del Colombarone. Due cacciatori sulla quarantina sono stati sorpresi dalla piena del fiume. L'acqua, che saliva li ha «imprigionati» su un isolotto e per portarli in salvo è stato necessario fare intervenire un elicottero. Prima i vigili del fuoco avevano inutilmente tentato di raggiungere i due in canotto, ma la corrente era troppo forte.

Dopo il terzo volo dell'elisoccorso era sorto un problema: sull'isolotto erano rimasti i fucili dei cacciatori. Si trattava di stabilire se occorresse un quarto intervento dell'elicottero per recuperarli.

Si è tenuto un consulto a cui hanno preso parte le guardie provinciali Vittorio Ballestrazzi, Osvaldo Ravazzini e Rino Giacobazzi, oltre che l'equipaggio dell' elisoccorso e i pompieri. Sembra un problema da poco dopo il 'lieto fine', ma lasciare armi in mezzo a un fiume può comportare conseguenze penali. Si è infine stabilito di compiere un altro viaggio in elicottero, stavolta però a pagamento. Rispetto al costo complessivo del salvataggio non è granché.

«Grazie ai pompieri, sono stati eroici»

«Quando ho visto che la corrente faceva volare per aria il canotto con a bordo quei due sommozzatori ho avuto paura per me, per mio cugino, ma anche per quei ragazzi che stavano cercando di salvarci». Antonino 'Nino' Barretta batte i denti dal freddo (su quell'isolotto al centro del Secchia anche il clima era agghiacciante) ma trova la forza di ringraziare i soccorritori. «La piena ci è arrivata addosso improvvisamente, non sapevamo dove andare, abbiamo corso verso l'alto, verso una collinetta che è divenuta subito una piccola spiaggia».

«Passava il tempo — dice il cugino, Giovanni Cammareli, come il congiunto siciliano d'origine —. Vedevamo che dalla riva cercavano di aiutarci, ma non sapevamo come e avevamo paura che un'altra ondata potesse arrivare da un momento all'altro. Sono stati momenti terribili, l'attesa è stata terribile. Mai più cacciare vicino a un fiume». A dare l'allarme è stato un altro cacciatore Domenico Ferrara, di 68 anni, che abita vicino al fiume: «Ho capito che quei ragazzi erano nei guai e sono corso alla casa dei titolari della cava Cottafavi. Sono arrivato col fiato in gola, ho parlato con la titolare, che ha subito telefonato ai pompieri. Il resto lo sapete».

Massima all'erta a Ponte Alto

L'acqua fa paura. I 'placidi' Secchia e Panaro possono cambiare volto repentinamente quando la pioggia è troppa. Da ieri, continuando appunto a piovere, sono mobilitate centinaia di persone per fare fronte a un fenomeno che oltre a provocare frane in montagna sta causando guai nel capoluogo. E disagi: ponti e strade chiuse, in attesa di sentire quanto i fiumi faranno la voce grossa.

A Modena, a Ponte Alto, sino a ieri sera la situazione era di massima all'erta. Livello di guardia 6 metri, nel pomeriggio il Secchia si era alzato a ritmi spaventosi, fino a mezzo metro all'ora dalle 14.30 sino alle 20. Un metro oltre il normale alle 14.30, un metro e 30 alle 15.55, un metro e 45 alle 16.30, un metro e 90 alle 20. Poi dai monti, evidentemente, l'acqua ha cominciato a scendere più lentamente visto che il caro, vecchio Giove Pluvio aveva deciso di andare a farsi una pennichella. Bè, sino a sera era rimasto il Secchia il fiume più a rischio, dal Sassolese sino a oltre Modena, e per questo era st

ato chiuso il ponte dell'Uccellino e i ponti di Navicello e S.Ambrogio erano assistiti dappresso da Prefettura, Magistrato del Po, Protezione civile, Guardie provinciali e Polizia municipale — tutti intervenuti con numerosi squadre e tecnici mobilitati non stop — , come fossero malati in coma. A tarda sera il corso d'acqua che dovrebbe il nome al generale romano Seces sembrava essersi messo tranquillo, ma l'allarme si è protratto sino a stamani relativamente al suo 'collega' Panaro. Nonostante le capaci e relativamente recenti casse di espansione, a Modena ci si preoccupava fino da metà pomeriggio del fatto che il Panaro non recepisse più acqua dal torrente Tiepido; da qui la necessità di un monitoraggio nei tratti più a rischio della Bertola e di Fossalta e un'ulteriore preoccupazione dovuta al fatto che il Panaro stesso avrebbe dovuto ricevere una vera, grande piena nella nottata.

Il peggio è passato

Il peggio è passato. Nella prossima notte il maltempo scenderà verso Sud e domani (oggi per chi legge, ndr) a Modena le condizioni atmosferiche saranno senza dubbio migliori». Lo afferma Luca Lombroso responsabile dell'osservatorio geofisico della nostra università.«Il fenomeno più rilevante di questa perturbazione — continua il meteorologo — non è stata tanto la quantità di pioggia caduta, quanto l'intensità del vento in montagna. Sul Cimone le raffiche hanno raggiunto anche i 150 chilometri l'ora. Si è trattato di un vento caldo: il 'phoen' appenninico, che ha soffiato soprattutto nella notte fra venerdì e sabato, innalzando la temperatura, che a mezzanotte ha superato i 19 gradi. Ondate di vento caldo non sono nuove sulle nostre montagne anche in pieno inverno. Ne ricordiamo alcuni esempi negli anni Novanta. Domani comunque (oggi per chi legge, ndr) l'aria fredda, che già si è infiltrata, tornerà ad avere il sopravvento».

Gravi danni per il maltempo anche nell'alto Frignano.

Gravi danni per il maltempo anche nell'alto Frignano. I fiumi della zona comunque hanno sostanzialmente retto alla 'piena' eccezionale di ieri, alimentata dall'intensa pioggia (quasi 200 mm in due giorni) e dallo scioglimento della neve in quota, evitando il ripetersi della distruttiva alluvione del novembre 2000. A Pievepelago è stato colpito soprattutto il capoluogo. Rami e foglie trasportati dal Rio Grosso in piena hanno ostruito parte del condotto sotterraneo che scorre sotto la piazza Mulino di Domma, col risultato di far 'esplodere' alcuni tombini e sollevare pezzi d'asfalto, allagando parte della piazza e via Maldella, rendendo inagibile per diverso tempo il capolinea dei pullman Atcm e Copit. Con ordinanza del sindaco, la fermata è stata provvisoriamente spostata dall'altro lato della piazza, non interessato dall'allagamento. Sempre il Rio Grosso è tracimato per l'ostruzione di un ponte provvisorio nella zona del Parco dei Bimbi, rendendo inagibile la strada comunale Luigi Galli nei pressi del Residence Mulinaccio. Una casa è stata allagata nella zona di Isola lunga, per il 'fiume d'acqua' sceso lungo la provinciale 324. A Sant'Annapelago il forte vento ha scoperchiato gli spogliatoi del campo calcio e il fabbricato di ricovero battipista invernali. A Roccapelago alcune famiglie sono rimaste senza luce per oltre 24 ore: l'altra sera erano intervenuti i Vigili del Fuoco di Pavullo per un corto-circuito ad una centralina distributrice Enel, parte del paese aveva riavuto l'energia alle 3 di notte mentre l'altra parte ancora ieri attendeva il totale ripristino. Verso Riolunato, il vento dell'altra notte ha parzialmente scoperchiato un nuovo settore in costruzione dello stabilimento Vaccari e Bosi, fornitore di Ferrari e Maserati. Hanno invece retto bene i nuovi argini dei fiumi a Fiumalbo, dopo l'alluvione di tre anni fa.

Ieri pomeriggio alle 17, forse per il maltempo, si è verificato un incidente d'auto a Faidello di Fiumalbo che ha coinvolto tre persone, di cui una grave. Oltre all'Avap locale è intervenuto anche l'elisoccorso di Pavullo che, al limite dell'operatività per

l'imminente oscurità, ha sbarcato sul posto l'equipaggio sanitario che ha collaborato al trasporto dei feriti con due autoambulanze all'ospedale di Pavullo.

Solamente in serata la pioggia ha iniziato ad attenuarsi ed a diminuire la piena dei fiumi. Eccezionali le precipitazioni piovose di questi due giorni: quasi 200 mm al lago Santo, 150 mm alla stazione meteo di Canevare di Fanano dove stanotte sono state registrate raffiche di vento a 124 Km orari. Sul Cimone la raffica più forte ha superato le 70 miglia orarie (circa 140m Km orari).

Scuola scoperchiata e strada interrotta

Una violenta tromba d'aria ha sconvolto l'Appennino nella notte tra venerdì e sabato lasciandosi alle spalle case scoperchiate, alberi spezzati, strade ostruite, corsi d'acqua che straripano e tanta paura. E la pioggia ha dato il via a nuove frane. E' durato diverse ore quest'inferno che ha messo a dura prova il tratto di montagna che va dai due estremi della nostra provincia, da Fanano a Frassinoro. «Non si era mai vista una cosa del genere, nessuno ricorda un vento tanto forte», hanno commentato i due sindaci. Vigili del fuoco, carabinieri, guardie forestali, tecnici e operai di Comuni e Provincia insieme a volontari, sono stati impegnati giorno e notte per riportare alla normalità in decine e decine di situazioni molto critiche.

Qui Frassinoro. L'alta valle del Dolo è stata ancora una volta messa in ginocchio. Nel capoluogo è stata scoperchiato il fabbricato che ospita le scuole elementari e medie. «Il vento ha sollevato il manto di carta catramata ed è rimasta solo la struttura in cemento — spiega il sindaco Elio Pierazzi che avverte —. Con ogni probabilità dovremo chiudere la struttura perché le aule sono bagnate. Dipenderà dalle condizioni atmosferiche, ma ho seri dubbi che lunedì le lezioni potranno avvenire regolarmente». A Frassinoro, ancora una volta ci sono strade chiuse al transito. Fra queste, la provinciale 486 in località Sassatella, nei pressi della tristemente nota frana di Lezza Nuova, il cui manto è ricoperto d'acqua, sassi e terra. Gli abitanti di Frassinoro per scendere a valle, devono percorrere la sp 12, passando per Bocassuolo e allungando così i tempi di percorrenza. Interrotte pure la comunale in località Casa Pazzaglia dove un fosso ha tracimato, e quelle di Casoni di Fontanalluccia e Casa Mancini per gli stessi problemi. Sulla Fondovalle Dolo, da alcuni giorni, è invece in atto una caduta di pietre.

Qui Fanano. Danni anche nel fananese, dove ai fabbricati parzialmente scoperchiati, fra i quali il Palaghiaccio e il caseificio Val di China, agli straripamenti dei corsi d'acqua (due a Canevare e un altro a Casa Re), e alle strade interrotte, si è aggiunta una frana che durante la notte ha ostruito la strada che unisce Fanano a Fellicarolo. Il nuovo fronte si è staccato alcune centinaia di metri a valle dello smottamento della scorsa primavera in località Arsicciola che mantenne isolata per alcuni mesi la frazione. «La carreggiata è stata invasa da terra, sassi e alberi — racconta il sindaco Alessandro Corsini —. Il transito è stato ripristinato nella mattinata. Per alcune ore è rimasta sbarrata da una pianta spezzata anche la strada di Canevare».

Qui Marano. Ancora, la tracimazione del fiume Panaro ha risucchiato nell'alveo una Volvo. Solo per un puro caso non ci sono stati feriti: il giovane proprietario era appena sceso, lasciando l'auto parcheggiata vicino alla riva, per andare a chiedere aiuto poiché si era «impantanata» e non riusciva ad uscire.

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