È il viaggio più breve che hanno fatto negli ultimi mesi, se non negli ultimi anni: una manciata di chilometri per trovare una casa, la loro casa per la notte. Ieri pomeriggio, disciplinati come sempre, hanno raccolto dal loro rettangolo sulle tribune con vista centro storico i soliti indumenti, il solito “fagotto” come è classico nella letteratura dei migranti, e sono saliti su un autobus. E in pochi minuti il bus si è riempito completamente: quarantaquattro persone, venute dal Pakistan, dopo mesi passati all’addiaccio sulle tribune del Novi Sad, per una volta hanno compiuto in modo agevole il loro percorso quotidiano, rifacendo in autobus quella piccola processione che a piedi si snodava da Porta Aperta al parco e viceversa, il percorso del pranzo e della doccia quotidiana.
ARRIVO IN BUS Poi l’autobus arriva: si ferma davanti allo spiazzo di Porta Aperta, accanto alla chiesa di San Cataldo, luoghi che sono pezzi della loro storia modenese. I profughi scendono, si mettono in fila, attendono, parlano con gli agenti della municipale, i poliziotti, incrociano addetti, osservano i carabinieri. Attendono. Nel frattempo arrivano due mezzi della Croce Rossa che entrano dove c’è la facciata della chiesa poi imboccano lo stradello attiguo per arrivare nel retro.
È lì la nuova casa notturna dei pakistani, è dove c’era una volta il mercatino dell’usato, l’ex convento, la casa delle donne. Stanze pronte, pulite, con allacciamenti e servizi. La struttura la si può chiamare l’ex Misericordia, la cui sede vera e propria mostra gli uffici sull facciata dello stabile. I ragazzi volontari della Croce Rossa scaricano le brande e le coperte: uno stock di materiale del valore di novemila euro. Ancora una mezz’ora, per sistemare, fare le corsie, collocare le coperte sulla brandine, mettere la carta igienica, togliere qualche cartone. Pronti. Il piccolo contingente si incammina, passa davanti alla chiesa, imbocca il viottolo e lascia i bagagli nella hall, all’esterno dell’ingresso del loro “Novi Park al coperto”. Entrano uno alla volta, portando un solo sacchetto all’interno.
LE STANZE CON LE BRANDE È fatta, per loro. È finita, per la città, quella situazione limite che vedeva persone dormire all’addiaccio sulle tribune del parco, persone che hanno chiesto asilo politico e che aspettano che la loro richiesta sia accolta. Si doveva fare qualcosa e finalmente quel qualcosa è arrivato: un lavoro sinergico che ha coinvolto a vario titolo per diverse competenze questura, prefettura, volontariato, chiesa e amministrazione comunale. Non ci si poteva voltare dal’altra parte nè aspettare che solo una “forza” si muovesse e con la bacchetta magica risolvesse. Sono stati aperti dei percorsi, quello fondamentale tra le prefetture di Modena e Bologna, per fare in modo che i profughi possano accedere al centro di accoglienza del capoluogo e intraprendere il percorso assistenziale da “profughi di mare”. Le presenze, 106 secondo gli ultimi dati della questura, sono schedate e controllate.
Il Comune aveva iniziato a cercare una struttura, un posto dove poter fare passare la notte ai profughi, senza creare tendopoli o ghetti. Non ce n’erano tanti di adatti, anzi...
Alla fine, trovato in questi giorni l’accordo tra Diocesi e i frati, come avevamo annunciato, ecco che l’ex Misericordia riesce ad accontentare tutte le parti scese in campo per trovare una soluzione.
LA GESTIONE Centro stranieri, servizi sociali e quindi Comune hanno la gestione degli accessi, nel senso che fanno il filtro sulle presenze, gli invii, lo smistamento (e sugli invii a Bologna assieme questura e prefettura). A Porta Aperta va la gestione dell’accoglienza degli spazi notturni, una quarantina, vista anche la vicina nza con la “casa madre”. Alla Croce Rossa la supervisione degli interventi del volontariato, tanto nell’ex Misericordia quanto nei servizi del progetto accoglienza comunale, che vede attivi oltre ai volontari della Cri anche quelli di Croce Blu, Agesci, Vivere Sicuri, City Angels, Protezione civile. Un pool di competenze coeso ed efficace.